1979. L’Ispettore Giulio Manero, alias Riccio a motivo della sua chioma folta e riccioluta, è un uomo grintoso e diretto, intollerante ai modi sbrigativi dei suoi due colleghi, Bruno e Tommy, che non a caso chiama Mazinga e Candy Candy, e con i quali si trova, suo malgrado, a fare squadra. In parallelo a questa sua seconda indagine, ambientata fra la stupefacente Venezia e la splendida Camogli, Riccio vive un grande dolore: il suo più caro amico è tra la vita e la morte. La tensione è alle stelle, si concede così un periodo di ferie in Liguria dove Riccio conosce la giovane e bella Anita. I due, in una calda notte di aprile, si intrattengono a parlare a bordo di una piccola barca a remi, sul mare del placido e luccicante golfo. La mattina seguente, il cadavere di una donna giace su una manciata di rocce in fondo a un dirupo. Quel che rimane di un corpo martoriato, quasi irriconoscibile, non dà però dubbi sulla sua identità: è quello di Anita. Tutto lascia pensare a un suicidio. Da quel momento, però, si verifica una serie di omicidi che all’occhio sveglio di Riccio pare subito provenire dalla stessa mano. Le vittime sono uomini di mezza età che sembrano avere un solo punto in comune: Sophie Marçelle, la madre di Anita. Le indagini si alternano tra conclusioni che appaiono ormai vicine e buchi nell’acqua. Fino alla soluzione di un enigma che nasconde, oculatamente interrate, le radici del Male di un crudele passato che, una volta dissotterrato, non mostrerà pietà per niente e nessuno.